Risposta: Al di là di quello che sono le credenze comuni e quello che ci fanno pensare gli ipnotisti (o pseudo-tali) da baraccone, non c’è nulla di magico, soprannaturale o miracoloso nell’ipnosi. In realtà, si tratta di un fenomeno frequente che ognuno di noi sperimenta (senza averne consapevolezza o dando a esso un nome diverso), nel suo vivere quotidiano e, in particolare, nelle proprie interazioni con gli altri.
Esempi di queste forme di ipnosi ordinarie sono la situazione in cui siamo così “presi” da un film che guardiamo alla televisione, da non sentire una persona che ci chiama anche se è accanto a noi; oppure la circostanza in cui qualcuno ci parla e, ad un certo punto, ci rendiamo conto che non abbiamo la minima idea di cosa ci ha detto; o, ancora, il fatto di trovarci con una persona di cui siamo innamorati e sentirci a qualche palmo dal suolo oppure avere la sensazione di essere “calamitati” da lei. Come si può intuire, l’ipnosi possiede molteplici sfaccettature. Definire questa realtà diventa quindi piuttosto arduo.
In ogni caso l’interpretazione attualmente più in voga è che l’ipnosi sia “una forma particolare, esclusiva, profonda e regressiva di relazione”. In altre parole, il legame tra ipnotista e soggetto (chiamato “Rapport”), è molto simile a quello che l’individuo aveva da bambino con i propri genitori. Sebbene con un’eccessiva semplificazione, potremmo dire che come la mamma aveva il potere di far scomparire il dolore con un bacio, così chi pratica un’ipnosi, acquisisce la capacità di sconfiggere ansie e angosce con le parole e azioni (che assumono in un certo senso una proprietà “magica”: cioè producono un cambiamento reale e constatabile sia da chi è ipnotizzato, sia a un esame obiettivo). Certo per risolvere problemi complessi non basta “poggiare” le labbra sulla parte dolente (anche perché in genere non c’è alcun punto del corpo che faccia male). Tuttavia il parallelo è molto confacente se si parla di effetti più modesti.
Dall’esperienza di chi scrive, una donna aveva chiesto di rivivere quella che riteneva, pur ricordandosene appena, un evento traumatico. Tornata all’episodio con un procedimento di “Regressione d’età”, ha cominciato ad agitarsi, singhiozzare e ad essere scossa da sussulti. Per prima cosa, le è stato amplificata la sensazione, così da darle modo di sfogarsi (il termine appropriato è “avere un catarsi”). Poi, per dare termine alla sua sofferenza, l’ipnologo ha appoggiato la propria guancia a quella di lei, così come fanno i genitori o le persone con cui siamo in intimità quando vogliono confortarci. Proprio in funzione del tipo di rapporto che si era creato, questo semplice contatto è stato sufficiente per placare completamente e nell’arco di nemmeno un minuto tutto la sua inquietudine
Il tipo di relazione che si sviluppa non é lasciato al caso, ma viene creato attraverso un modo di comunicare altrettanto coinvolgente. Detto altrimenti, l’operatore ipnotico, attraverso il suo linguaggio verbale e quello del corpo (gesti, suoni, toni di voce, distanza interpersonale e contatto fisico) crea un tipo di comunicazione su misura per l’individuo che ha di fronte; inoltre, questi messaggi sono creati ad hoc, in modo da far vibrare le “corde emozionali” del soggetto.
2) L'ipnosi é stata dimostrata scientificamente?
Risposta: Di ricerche scientifiche sull’ipnosi se ne contano a migliaia: è solo la scarsa divulgazione che se ne fa nei media a far ritenere che si tratti ancora di una sorta di “medicina alternativa tutta da verificare”. Un fraintendimento piuttosto comune, quando si giudica la scientificità di un fenomeno è di attribuire questa “qualità” solo a ciò che ha una matrice biologica. Gli studi che hanno indagato l’ipnosi in questo senso hanno dimostrato l’esistenza di cambiamenti fisici o nel funzionamento cerebrale. Tuttavia, allo stato attuale delle conoscenze non sembra che si possa parlare di un sub-strato biologico dell’ipnosi, perché le modificazioni registrate sono condivise anche da altre condizioni psicologiche (come alcuni stadi del sonno, il rilassamento o l’intensa concentrazione).
3) Quali sono le diverse tecniche di ipnosi?
Risposta: Potremmo dire che esistono dei procedimenti “tradizionali” che sono basati sulla somministrazione di suggestioni (da più modeste a più complesse): ad esempio, si comincia con il chiedere al soggetto di rovesciare gli occhi o di stringere i pugni e poi si verifica nel primo caso, quanto i bulbi oculari sono “girati” o, nel secondo, se la mano rimane contratta. Su questi “fulcri”, vengono poi suggeriti “esercizi sempre più difficili” come la realizzazione di analgesia (insensibilità al dolore) o allucinazioni (percepire cose che non ci sono e o non vedere o sentire cose che ci sono). Questo metodo è comunque molto rigido e funziona solo con soggetti predisposti. Un’altra tecnica è detta “Ipnosi Eriksoniana”, dal nome del suo ideatore, Milton H. Erickson. Il modello ericksoniano presuppone un’intensa capacità dell’operatore di comprendere e condividere il modo in cui il soggetto si rappresenta la realtà, per poi poterla modificare. L’abilità sta tutta nel cogliere e riprodurre la variazioni minime del comportamento del soggetto. Inoltre, sempre questo procedimento fa uso di stratagemmi per “sovraccaricare l’emisfero sinistro”, cioè la razionalità e la coscienza, così da creare dei comodi accessi alla sua parte inconscia. Questa tecnica infine fa uso di un “modo di esprimersi” particolare e spesso generico che crea nessi che non ci sono, fa intuire suggestioni che non vengono pronunciate e conduce il soggetto verso una progressiva e “naturale” alterazione del proprio modo di percepire le cose. In sé per sé il metodo è eccezionale, ma il modo in cui viene “tramandato” lo ridimensiona notevolmente: il suo limite maggiore è nel fare leva sugli aspetti linguistici dell’induzione e poco su quelli non verbali.
L’ipnosi dinamica
Tecnica tutta italiana e molto efficace è l’ipnosi dinamica.
Si tratta del primo modello di induzione ipnotica interamente basato sulla stimolazione attraverso segnali non verbali. Questo modello si propone di provocare nel soggetto un graduale aumento dell’emotività, accompagnato da una condizione di ottundimento della coscienza e da rapido sviluppo di una relazione molto intensa con l’operatore. A questo scopo vengono utilizzati suoni, rumori, toccamenti e variazioni della distanza interpersonale. Le reazioni emozionali di chi viene ipnotizzato fanno da guida per generare e gestire gli obiettivi elencati e sono classificate come “penalizzanti” (gli stimoli che aumentano la tensione (l’individuo da posizione eretta avverte e sviluppa spontaneamente un’inclinazione in avanti del tronco o dell’intero corpo, deglutisce, dirige involontariamente la testa in direzione di un suono, ecc.) e “gratificanti” (la riducono: ad esempio, un rilassamento generale, un abbassamento delle spalle e così via). Una volta calibrato il carico emotivo sul soggetto che si sta ipnotizzando, si spende questo “accumulo”.
Potremmo rappresentarci il processo come l’atto di depositare delle somme in banca, lasciare che maturino degli interessi (fase induttiva) e quindi ritirare il credito (fase di pilotaggio o di realizzazione delle suggestioni). Oltre a questo, il fatto di usare un linguaggio “primitivo” come quello della vicinanza fisica, del contatto, delle vocalizzazioni determina un’intensa e veloce intimità; tanto che, per lo meno per il corso della seduta, l’operatore è percepito come una persona molto prossima e il legame con lui viene ad assomigliare a quello vissuto con i genitori in tenera età. In altri termini, si crea a volte nell’arco di una sola ipnosi quello che la psicoanalisi chiama “trasfert” (e che in quel tipo di psicoterapia richiede numerosi incontri).
Il “codice ipnotico”
Un altro procedimento sviluppato sempre in Italia e che può essere considerato un’evoluzione dell’ipnosi dinamica prende il nome di “codice ipnotico”. Questo modello nasce dalla constatazione empirica che talvolta risposte e stato mentale dell’ipnosi sono prodotti in modo subitaneo ed estremamente potente da particolari stimoli che sono strettamente personali. Questi segnali sono dei veri e propri induttori ipnotici naturali: l’induttore ipnotico é un segnale di natura in genere non verbale che ha in sé le proprietà intrinseche di provocare la trance e i fenomeni ipnotici; gli induttori ipnotici inoltre sono estremamente individuali, variano da persona a persona; sole le risposte (cambiamenti osservabili della fisiologia del corpo come la dilatazione delle pupille, il pallore del volto, la perdita dell’espressività facciale, ecc.) sono le stesse per tutti: ognuno di noi possiede un proprio codice ipnotico, cioè una suscettibilità ipnotica personalissima e unica per un determinato tipo di stimoli: per ipnotizzare, l’ipnotista non deve fare altro che individuare ed utilizzare questo codice.
Nella pratica l’individuo viene messo in posizione eretta e gli si chiede di osservare i gesti dell’operatore; quest’ultimo fa movimenti con le mani, vocalizzi suoni, contatti, ecc. Ogni volta che il soggetto esibisce un segnale legato ad una variazione dello stato di coscienza, l’operatore modifica il proprio gesto o suono fino a trovare la “forma” adatta per amplificare la risposta (ad esempio, se lo stimolo è un gesto, la fa da destra o da sinistra, più veloce o più lento, da lontano o da vicino, ecc.).
Quando la reazione viene amplificata il soggetto avverte un senso di stordimento e tipicamente mostra quello che è conosciuto come “caduta” (perde l’equilibrio e si sente come “mancare le forze”). In quel momento, viene disteso su un lettino o su una poltrona e, dato che a quel punto si è presa la “linea” l’inconscio, si incomincia a dare delle suggestioni verbali con la certezza che “all’altro capo della cornetta”, cé qualcuno che ascolta! Oltre all’alterazione della coscienza si possono “estrapolare” dal soggetto numerose risposte come il rilassamento, l’amnesia, ecc.
Una situazione che rende il senso di cosa significhi tutto ciò è la seguente. Chi parla aveva una paziente che ricordava confusamente che all’età di tre anni le era successo qualcosa di spiacevole. Messa in ipnosi, era stata fatta tornare “con il pensiero” a quel periodo. Tipicamente per produrre una regressione si fa una conta alla rovescia. Tutto è andato liscio fino a che l’operatore non ebbe contato fino a sei; in quel momento, la donna esibì una distensione dei tratti del volto, una riduzione della frequenza cardiaca (rilevabile dalla giugulare) e del respiro; inoltre, tutto il suo corpo mostrava vistosi segni di rilassamento.
Preso atto della reazione e della “coincidenza” con il numero “sei”, l’ipnotista proseguì nel tornare indietro. Arrivati ai tre anni, lei cominciò a muoversi scompostamente, a lamentarsi a chiamare la madre; a respirazione accelerata e il cuore a mille; il corpo poi era scosso da spasmi. A quel punto, l’operatore avrebbe potuto dare suggestioni di rilassamento, ma dato che esisteva una “parola magica” capace di indurre questa risposta nel modo appropriato, non fece altro che dire “sei, sei, sei, sei!”. La persona si rilassò all’improvviso e riprese una calma assoluta!
Chi ha letto la risposta alla prima domanda (che cos’è l’ipnosi), avrà rilevato una grossa analogia tra questo modo di produrre un rilassamento e quello illustrato in quel punto. Tuttavia, nonostante la somiglianza, la differenza tra i due è sostanziale. Il primo esempio (la guancia dell’operatore appoggiata su quella del soggetto), fa uso di un codice universale (tra figli e genitori, innamorati, familiari quello è un contatto comune per confortare l’altro) e presuppone per funzionare che si sia già creata una relazione molto profonda tra ipnotista e soggetto. Il “Sei” invece è un “chiave” che è propria di quella persona: in altre parole, ha l’effetto di un sollievo solo su quest’ultima e non su altri individui.
4) Siamo tutti ipnotizzabili?
Risposta: Con l’eccezione di individui ritenuti con grosse difficoltà di instaurare una relazione (persone con gravi disturbi dell’attenzione o di tipo psichiatrico, e chi ha un basso quoziente di intelligenza o ha subito traumi cerebrali che ne abbiano compresso le funzioni psichiche), tutti siamo ipnotizzabili. Certo, esiste anche una minore o maggiore disposizione a sviluppare dei fenomeni ipnotici. Si stima che, tolti i casi di cui si è parlato prima (all’incirca un 30% della popolazione), circa il 70% degli esseri umani è suscettibile a produrre un’ ipnosi, sebbene come precisato in misura diversa. Inoltre, c’è sia chi sin da subito sviluppa una buona ipnosi, sia chi ha bisogno di più sedute e più tempo per “imparare” a farlo. I migliori soggetti sono innanzitutto le persone motivate, cioè quelle che hanno un genuino interesse a provare un’ipnosi o un’importante ragione, come un problema che le fa soffrire, per sottoporvisi. Ci sono poi due inclinazioni di personalità che rende chi li possiede particolarmente idonei ad andare in ipnosi: si tratta della tendenza ad essere “immaginativi” o “dissociativi”. I primi sono individui che “hanno la testa fra le nuvole”; tendono a perdersi facilmente nelle proprie fantasie, a distrarsi o a farsi assorbire completamente quando si concentrano o anche quando guardano un film. I secondi, invece, sono quelli che si dimenticano cosa hanno mangiato a pranzo o cosa hanno visto la sera prima in TV; inoltre, non ricordano niente o poco della propria infanzia.
così come esistono buoni soggetti, ce ne sono anche di ostici: innanzitutto, chi è “suggestionabile”; in genere facilmente influenzabile dal mago o dal cartomante, ma estremamente diffidente e recalcitrante di fronte ad un modo diretto e dichiarato di “prendere il controllo sulla mente” come è l’ipnosi. Difficili sono anche le persone con tendenze nevrotiche, spesso irrazionalmente “razionali”, capziose e contorte nel loro modo di ragionare e di rapportarsi agli altri.
5) Quali sono gli effetti terapeutici dell'ipnosi?
Risposta:Il fatto stesso di sviluppare un’ipnosi è un tonico sia per l’organismo, sia sul piano emotivo. Indagini condotte dopo una seduta ipnotica hanno dimostrato che, anche se non viene data nessuna suggestione specifica, l’individuo prova uno stato di rilassatezza, buonumore, entusiasmo, lucidità mentale e in generale una condizione di benessere. Sul lato fisico si è misurata una riduzione degli ormoni dello stress (cortisolo e adrenalina) in circolo; un aumento di endorfina, la molecola euforizzante prodotta naturalmente dall’organismo e, perfino, un potenziamento delle difese immunitarie. Dal momento che in funzione del rapport chi è ipnotizzato sviluppa una particolare “fiducia” nei confronti dell’operatore ipnotico, quest’ultimo può dare delle suggestioni volte a rafforzare il senso di sicurezza, la stima in sé, la scioltezza nei rapporti interpersonali e così via. Si potrebbe pensare che questo miglioramento sia dipendente dall’infusione di “carburante” psicologico da parte dell’ipnotista. Nella pratica però le “parole” dette dall’operatore funzionano come una sorta di forte incoraggiamento. Dopo essersi reso conto di aver fatto azioni o aver reagito in modo diverso e più appagante, l’individuo prende fiducia nelle proprie capacità e la volta dopo fa la stessa cosa perché crede in se stesso
6) A quali disturbi é adatta l'ipnosi
Risposta: L’ipnosi è una specie di Jolly della psicoterapia. Praticamente può sostituire (o quantomeno accelerare o potenziare) qualsiasi tipo di “guarigione” psicologica. Con l’ipnosi si trattano con ottimi risultati soprattutto: attacchi di panico, ansia, stati malinconici o depressivi (si lenisce la sofferenza psichica e si migliora l’umore dell’individuo), disturbi psicosomatici come mal di testa, gastrite, contratture muscolari, eczemi e altri problemi della pelle. Con questo strumento inoltre si possono rendere più rapide e mirate tecniche come l’indagine psicologica, la risoluzione di traumi emotivi (anche rimossi, cioè di cui l’individuo ha perso consapevolezza), il trattamento di fobie, ecc.
7) Il terapeuta può influenzare/manipolare l’inconscio del paziente?
Risposta: Un’idea del genere deriva da una “leggenda” sull’ipnosi: chi ipnotizza è ritenuto capace di esercitare un controllo assoluto e quasi onnipotente sulla mente di chi si sottopone all’ipnosi. In genere questo “fascino” è attribuito ad una sedicente volontà superiore. Questa tuttavia è una visione dell’ipnosi da film, ben lontana da quello che è il fenomeno vero e proprio. Nella realtà, è l’ipnotista ad adeguarsi al soggetto e non l’inverso; inoltre, non è in grado di fargli fare niente che l’individuo non voglia, né inculcargli idee che non gli appartengano. L’inconscio è molto più forte e sensato rispetto al pensiero cosciente: in altre parole, a dispetto di quello che si pensa, è una parte che proprio non si fa “incantare”!
8) Quanto dura in media una seduta?
Risposta: Una seduta d’ipnosi dura in genere attorno alla mezz’ora; con il colloquio pre e dopo ipnosi il tutto viene svolto mediamente in un ora
9) Quanto costa una seduta di ipnosi?
Risposta: Il costo va dai 80 ai 150 €. La differenza dovrebbe essere legata alla professionalità, all’esperienza e all’abilità dello psicoterapeuta ipnotico.